mercoledì, ottobre 08, 2008

In questo post non si parla di borsa

Il mondo sta lentamente sprofondando in chissà quale baratro; prima del botto finale, ieri sera ho prelevato dallo scaffale una new entry tra le bollicine francesi, il Brut Idéale Cuvée di Abel Lepitre. Benché appunto ovunque si odano sinistri scricchiolii di cedimento strutturale, qui a bottega ci stiamo attrezzando per le vendite - ed ora ci starebbe bene la metafora del Titanic e dell'orchestrina che suona. Un po' abusata ma sempre efficace.

Vabbe', scacciando i pensieri neri, convinti pure che abbia ragione Antonio, ecco qua la spuma esorbitante nel bicchiere; perlage forse non dei migliori (bollicina appena un po' troppo ciccia per i miei gusti delicati) e naso, appena aperto, non ampio. Questo sembra il classico vino che necessita di qualche minuto nel bicchiere per mostrare le sue qualità aromatiche. E difatti, dopo poco, ecco uscire note tostate, estremamente belle, di nocciola e mandorla, direi; olfazione croccante, godibile, di grande soddisfazione. In bocca mostra finezza ed eleganza, è sottile, dichiarando la sua preferenza di abbinamento a piatti delicati, come ideale apertura di un pasto; l'assemblaggio di Chardonnay, Pinot Noir e Meunier è in proporzioni uguali, e la maison fa confluire un 20% di vini riserva nella cuvée. 80/100, e ne berresti ancora.

[Fotina lietamente prelevata in questo post di VG]

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