venerdì, aprile 01, 2005

La teoria dell'abbinamento sociale.

Ogni tanto capita. Ieri in enoteca un cliente si lagnava dell'infortunio che gli e' capitato: porta a casa di amici una bottiglia di un grande champagne, e quelli si ostinano ad aprirla col dessert (pasticceria). E' abbastanza seccante: sai bene che l'abbinamento e' alquanto sbagliato, ma, quel che e' peggio, gli amici in questione si dimostrano del tutto insensibili al livello dello champagne; insisti, dici che e' meglio berla in apertura, o magari a tutto pasto, ma quelli niente. Poi, una volta aperta, nessun commento favorevole, ed il livello stellare di quelle bollicine passa inosservato. Sconfortante, no?
Chi ha durato la fatica di frequentare i tre livelli AIS conosce, discretamente, la tecnica di abbinamento cibo/vino. Non conosce, tuttavia, la regola dell'abbinamento sociale: mai aprire bottiglie che sovrastano la competenza, intesa come capacita' critica, dei commensali.
In questi casi, come sempre, va precisato che non c'e' nulla di male ad essere enoicamente incompetenti; e la legge ancora non prevede l'obbligatorieta' della conoscenza approfondita dei vini in generale; quindi, per rispetto nei confronti di tutti (anche di chi conosce), io consiglio di abbinare socialmente i vini che si aprono, in ragione di variabili come, per esempio, la capacita' di apprezzare bottiglie grandi e/o grandissime da parte degli eventuali partecipanti alla libagione.
Nel caso citato nell'esempio, il nostro sconfortato amico poteva far meglio portando una bottiglia di prosecco; con notevole risparmio, e non e' poca cosa.
La bottiglia di champagne, semmai, poteva abbinarla (socialmente) ad un gruppo di amici piu' ricettivi.

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